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Sì Alla quasi totalità dei dipinti di Cagnacci si affiancano altrettante opere di prima scelta dovute ad artisti coevi: lo spettatore ha così modo di calare il pittore romagnolo nella realtà artistica dell’Italia seicentesca e di seguire agevolmente l’evoluzione del suo linguaggio, dalle prime, ruvide opere, memori di Caravaggio, al raffinamento formale imposto dal confronto con Reni, sino alle personalissime creazioni della maturità.
Ottima inoltre l’idea di dedicare una sala alla produzione pittorica romagnola del Seicento, nella quale il caravaggismo è declinato in una chiave potentemente popolaresca da artisti poco noti quali Biagio Manzoni e Cristoforo Serra. Da segnalare, infine, che in occasione della mostra sette importanti opere sono state restaurate, non solo di Cagnacci, ma anche di altri grandi maestri, come Vouet, Van Honthorst, Gentileschi.
No Benché Cagnacci sia stato senza dubbio un artista di altissimo livello, l’etichetta di “protagonista del Seicento” che gli viene assegnata dalla mostra può essere fuorviante, nella misura in cui un protagonista non è solo un’eccellenza, ma chi è al centro della scena artistica della sua epoca e, come Caravaggio e Reni, evocati nel titolo della rassegna, la modifica profondamente: il sublime percorso di Cagnacci fu invece isolato e (geograficamente parlando) provinciale.
Quanto all’allestimento dell’esposizione, gli unici problemi di rilievo riguardano la prima sala, stipata di dipinti e di tramezzi: sarebbe stato sicuramente meglio diluirne il contenuto in un paio di ambienti.
Conclusioni La rassegna forlivese consente di apprezzare al meglio la grandezza di Cagnacci e di contestualizzare il pittore all’interno della cultura figurativa seicentesca.
Autore/autrice scheda: Fabrizio Federici