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Venezia, anni Quaranta del Cinquecento. Tiziano detiene ormai il monopolio sulla scena lagunare, quando compaiono due nuovi attori, Veronese e Tintoretto. Così si apre la mostra, che segue la carriera dei tre per un cinquantennio circa, attraverso prestiti vertiginosi provenienti da Madrid, Napoli, Venezia, Washington. La tesi che l'esposizione vuole dimostrare è che i “combats picturaux”, le battaglie pittoriche furono alla base del grande sviluppo dell’arte veneziana del secondo Cinquecento; gli argomenti utilizzati consistono in raffronti relativi a diversi generi, quali il ritratto, la scena narrativa, il nudo femminile.
Le sale si susseguono dunque secondo un percorso tematico. E in alcuni casi il risultato è senza dubbio efficace. La sezione sui ritratti, ad esempio, permette di constatare come Tintoretto si sia dichiaratamente allontanato da quel modello di immagini ufficiali sottilmente psicologiche messo a punto da Tiziano. O ancora, nei dipinti religiosi, la drammatizzazione del racconto operata dal pittore cadorino attraverso un inasprirsi dei rapporti di luci e ombre o un serrarsi dei legami tra figurazione e quadro conduce rapidamente ad una svolta con cui Tintoretto e Veronese saranno obbligati a fare i conti.
Ed è bene anche che si sia ricordato quanto il meccanismo delle commissioni, e in particolare il sistema dei concorsi organizzati dalla Serenissima e dalle Scuole per i grandi cicli decorativi, possa aver stimolato la concorrenza e indotto ciascun pittore a sviluppare un linguaggio personale, ben riconoscibile. Ma ci si sarebbe dovuti spingere oltre: a voler indagare veramente i modi in cui si esplicavano le “rivalités” tra artisti, il commercio delle opere e i meccanismi di produzione rimarrebbero due capitoli fondamentali da esplorare. Il numero di dipinti usciti dall’atelier di Tiziano è ad esempio sintomo di abilità straordinariamente imprenditoriali da parte del maestro nell’organizzazione della bottega; come pure lo è la capacità di assicurare una rapida circolazione delle invenzioni più fortunate attraverso le copie. E’ anche per questa via che si manifestano le rivalità; altrimenti il rischio è di valorizzare e astrarre dal panorama cinquecentesco esclusivamente quegli aspetti che diventeranno fondamentali per la definizione novecentesca dell’artista, come il culto della personalità creatrice o l’affermazione di un art pour l’art.
Pertanto si ha, talvolta, l’impressione che la mostra punti a suggestionare il visitatore a colpi di capolavori, piuttosto che a proporre una nuova chiave di lettura storicamente fondata. Ne è una riprova l’installazione multimediale approntata per l’occasione dal Louvre e dalla società giapponese Dai Nippon Printing: “un progetto inedito, che ricorre alle tecnologie più sofisticate dell’informazione e dell’immagine al servizio della (ri)scoperta dell’opera d’arte” o, più prosaicamente, una proiezione in tre dimensioni della Madonna del coniglio di Tiziano (Parigi, Louvre), che invita i visitatori ad 'entrare' nel quadro.
Autore/autrice scheda: Daniele Rivoletti